Gemellaggio, che avventura….
Il fascino del gruppo e la magia dell’affabulare.
È cominciata quasi per caso l’avventura con gli amici siciliani. L’idea di un possibile gemellaggio è scaturita dalla vulcanica Antonella quando, con la complicità e su invito del grande Fulvio, è giunta a farci visita a Melzo Enrica, accompagnatrice della Sicilia. Detto fatto; sono iniziati da lì scambi di mail e contatti telefonici, stesura di svariate versioni di un possibile programma di massima dell’evento, e conseguenti ritarature e aggiustamenti fino a quando è arrivato il giorno fatidico. Otto ragazzi e quattro Accompagnatori dalla loro splendida isola sono risaliti fino a Melzo. D’obbligo l’incontro con le autorità locali per i saluti di rito e una visita alla chiesa di sant’Andrea, dove i volontari dell’omonima associazione hanno catturato nostra attenzione con il misterioso e intrigante racconto riguardo gli affreschi presenti all’interno dell’edificio. Una parte di storia locale che meriterebbe di essere meglio valorizzata da parte dell’amministrazione in quanto poco visibile e sconosciuta a buona parte della popolazione locale. Alla sera invece ospiti del Gruppo Alpini per la cena e per la notte. Come sempre disponibilissimi e simpaticissimi i nostri Alpini si sono dati da fare per rendere il soggiorno dei siciliani piacevole.
Grande eccitazione il mattino seguente quando siamo partiti per il rifugio Vajolet in dolomiti, dove avremmo soggiornato per una settimana. A questo punto della nostra avventura io, che mi reputo Accompagnatore accorto, ho iniziato a rimuginare su alcune considerazioni fatte in precedenza tra noi del Gruppo AG di Melzo. Quelle che inizialmente erano banali perplessità iniziano a prendere corpo: ma ce la faremo? Otterremo i risultati che ci siamo prefissi e, soprattutto, saremo all’altezza del gravoso compito che ci siamo assunto? Ormai non potevamo più tirarci indietro, ne pensare a qualche escamotage per portare a termine la settimana dignitosamente: dovevamo agire, con risolutezza e determinazione, ma agire, senza tentennamenti ne indecisioni che il gruppo dei ragazzi avrebbe immediatamente percepito. Ma quale stupore, invece, nel vedere che fin dal viaggio in pullman i ragazzi mostravano una capacità comunicativa sorprendente: erano assieme da poche ore ma pareva si conoscessero da sempre. Anche questa è una delle peculiarità sbalorditive dei ragazzi, che gli adulti, purtroppo, complice la troppa ipocrisia, hanno ormai perduto per sempre. Non è mia intenzione produrre un resoconto di ciò che abbiamo fatto in quella settimana, lo scopo di questo scritto è un altro, ma mi preme rilevare una cosa solamente: avevamo con noi bambini/ragazzi delle tre fasce di età contemplate nel Progetto Educativo e non abbiamo avuto problemi di sorta ne dal punto di vista relazionale ne , tantomeno, dal punto di vista tecnico. Tutti assieme abbiamo fatto quanto ci eravamo proposti, dal più grande al più piccolo. Questo è stato possibile grazie a due fattori in modo particolare: le indubbie capacità tecniche degli Accompagnatori che, dopo attenta valutazione dei singoli ragazzi, hanno reso fattibile la salita della ferrata del Catinaccio d’Antermoia, e, secondo fattore, ma non meno importante, il clima di serena complicità che si è sin da subito instaurato tra i ragazzi siciliani e quelli lombardi. Mi è capitato più volte, osservandoli, magari il pomeriggio di ritorno al rifugio oppure la sera a tavola, di pensare che la loro vitalità, la gioia che sprigionano, la loro voglia di “stare li e assieme” è sintomatico del loro desiderio di esser parte del gruppo, ma non del gruppo di siciliani in vacanza con un gruppo di lombardi, o viceversa, ma di quel Gruppo unico; vero e consolidato già dopo pochi giorni trascorsi assieme. Questa è, a mio avviso, una lezione di vita che i nostri ragazzi ci hanno dato senza neanche accorgersene. Ma forse la cosa è stata fattibile anche grazie alla complicità degli Accompagnatori…….
Lo scambio, da me auspicato da sempre, questa volta è stato da una parte all’altra del Paese: esperienze diverse, anche in virtù della diversità ambientale, condivise e trasmesse gli uni agli altri; scambi di accorgimenti e affinamento di tecniche, sempre insieme, hanno fatto si che anche noi Accompagnatori diventassimo un “gruppo”. Di questo gruppo una persona in modo particolare voglio citare: Nives, la grande Nives, colei che, la sera, catturava tutti, grandi e piccini, con le sue leggende delle Dolomiti. È, quella di questa persona, una dote eccezionale e non comune: tutti possono leggere una storia la sera, ma pochi riescono a trasfondere nel loro leggere emozioni; sensazioni; paure; gioie. Quando una persona riesce a trasmettere al suo pubblico tutto ciò, ebbene, questa persona non è più un lettore, bensì un affabulatore. E di affabulatori i nostri ragazzi, e non solo loro, ne hanno smisurato bisogno.
ANAG Valerio Grigis – Presidente Sezione CAI di Melzo