Cultura Montes

I Walser del Silenzio

Mi pare doveroso approssimandosi ormai le nostre “passeggiate a tema”, ritornare ancora una volta a parlare dei Walser, dato che proprio loro saranno l’argomento di dette passeggiate. Questa volta vorrei portare alla vostra attenzione un testo molto toccante e denso di significati già nel titolo: “ I Walser del silenzio”, dove in quel “silenzio” è racchiuso un mondo. Agaro; Ausone e Salecchio sono le comunità Walser del silenzio, in quanto oggi abbandonate come insediamenti stabili e il silenzio regna sovrano in quei luoghi. Il volume è stato pubblicato nell’anno 2003 in occasione dei 750 anni Walser, anniversario che ricorda la pergamena del 10 maggio 1253 relativa alla fondazione di una chiesa-ospizio a Bosco Gurin. È il primo documento di fondazione di una colonia Walser con cui questo popolo montanaro si affaccia alla storia. Mentre Agaro è letteralmente scomparso, sepolto sotto una distesa di acqua creata d una diga, Ausone e Salecchio sono ancora li, a testimoniare la dura vita di uomini che per centinaia di anni lì hanno vissuto. Salecchio giace su un terrazzo montano ben soleggiato che strapiomba con pareti verticali di roccia sulla sottostante Valle Antigorio. È un villaggio schiettamente alpino di rara bellezza, tutto circondato da verdi praterie e coronato, al di sopra, dove il pendio si fa più ripido, da folti boschi di conifere. Il panorama che da lì si gode è splendido. Salecchio è un vero nido d’aquile, raggiungibile solo a fatica, ma in passato l’accesso era ben altrimenti duro e pericoloso, soprattutto in inverno. Scritti dell’anno 1848 ci informano che << le sue vie sono così disastrose che, non potendosi praticare con bestie da soma, è d’uopo che vi si facciano i trasporti a schiena d’uomo>>. Sempre da memorie del passato di un ignoto viaggiatore che ci parla del medesimo sentiero << stagliato nell’immenso muro granitico >> “pochi anni or sono il Sindaco e il Vice sindaco di Salecchio vollero discendere per questo ultimo calle sino a valle; gli sciagurati scivolarono sul vivo diaccio che lo copriva, e rimbalzarono – orribile a dirsi – di roccia in roccia sino in fondo. Sono, quelli citati, solo un paio di episodi che bastano però a rendere l’idea di come in questo insediamento fosse dura la vita. Lo splendido libro in questione offre, oltre a episodi significativi della lunga storia degli insediamenti, anche uno spaccato molto realistico della quotidianità di queste genti, il tutto corredato da magnifiche immagine in bianco e nero. Si racconta, ad esempio di quando si doveva fare la processione per invocare la pioggia, oppure di quando in quei campi si coltivava la canapa. C’è anche un toccante racconto sull’ultimo abitante di Salecchio, morto il 23 agosto del 1969 mentre faceva il fieno, gli ultimi gesti di una vita trascorsa sulla montagna senza accettare di scendere a valle, dopo aver trascorso gli ultimi tre inverni nella solitudine del villaggio abbandonato. I Walser del silenzio, insomma, è una vera “chicca” insomma, assolutamente da non perdere.